Grazie all’impegno dei Missionari Vincenziani Casa Lumière, a sei mesi dall’inaugurazione, è diventata un faro di speranza, offrendo un ambiente accogliente e risorse specializzate per favorire la ripresa e l’indipendenza delle sue ospiti.
Un articolo su cmglobal racconta la storia e l’evoluzione di Casa Lumière prima del riadattamento e di un servizio più strutturato.
Casa Femminile “Lumière” ha una storia alle spalle, difatti prima della ristrutturazione dei locali si trattava di una struttura a bassa soglia, cioè di un dormitorio femminile, denominato “Rut”, in cui l’ospitalità era offerta solo dalle 19:30 alle 08:30 del giorno dopo, assicurando comunque un pasto caldo a cena, il più delle volte offerto da attività ristorative locali.
Inaugurato per la prima volta nel 2004 il dormitorio femminile è stato opera dei Missionari Vincenziani insieme al “Coordinamento per le povertà”, quest’ultimo fondato dagli stessi, da singoli, religiosi e associazioni, con lo scopo di rispondere alle emergenze del tempo. Subito dopo il dormitorio femminile “Rut” fu riconosciuto dalla Caritas Diocesana di Catania come struttura di accoglienza per donne in situazioni di grande difficoltà.
All’epoca chi facilitava la gestione del dormitorio erano i volontari, i quali mossi dal desiderio di aiutare l’altro, e forse anche da un po’ di incoscienza, non si facevano scoraggiare dalle precarie condizioni generali dell’accoglienza. Erano proprio “gli ultimi” del Vangelo, infatti, ad essere accolti: donne senza la cultura dell’igiene, spesso con disturbi psichiatrici come ansia, depressione ecc.
Una volta a settimana i volontari organizzavano degli incontri con lo scopo di dialogare tra loro circa l’andamento e la conduzione dell’accoglienza. Pur garantendo non poche risorse personali il servizio però mancava di risorse professionali. Così, da quel momento in poi un operatore notturno si fece carico della gestione serale del dormitorio, garantendo oltremodo l’aiuto fin qui elargito alle donne ospiti del dormitorio femminile ma sempre grazie al prezioso sostegno dei volontari.
Con il tempo, aumentò la presenza di operatori specializzati in più campi e purtroppo aumentarono anche le richieste di aiuto da parte di donne in stato di povertà, vulnerabili, vittime di ogni genere di violenza. Grazie al confronto durante gli incontri mensili di supervisione tra l’equipe e stavolta con uno Psicologo – Psicoterapeuta, ci si rese conto che il servizio dedicato alle donne doveva essere migliorato. In un contesto in cui i piani d’azione delle politiche pubbliche per le donne, a livello nazionale e regionale, sono di difficile attuazione, in cui il gap tra uomini e donne su più fronti è tanto evidente, in cui le difficoltà di affrontare shock esterni, come quello generato dalla all’epoca pandemia, tutto questo e molto altro, ha un impatto negativo sul benessere individuale e collettivo della donna.
E poiché da soli era difficile realizzare un ambiente confortevole e un servizio efficiente ci siamo rivolti a Fondazione Azimut (grazie al supporto di Paola Riccioli, Managing Partner Fondazione Azimut Ente Filantropico ) che ha reso possibile anche la realizzazione della Caffetteria Solidale “Pane Quotidiano” (ottobre 2022) di via Sant’Agostino 5/7, dove ospita al suo interno il Centro Ascolto e il Centro Diurno.
Nacque così Casa Femminile Residenziale “Lumière” sita in Via Santa Maddalena n° 17 (CT), ed inaugurata recentemente, l’otto marzo 2024, giorno in cui si celebra la Giornata internazionale dei diritti delle donne.
La nuova Casa Femminile è composta oggi da 12 posti letto distribuiti in tre stanze, ognuna con il bagno in camera. Tre stanze moderne, arredate con materiale da recupero e curate nei particolari dagli architetti dello studio Modus Lab: Claudio Torrisi, Erica Drago ed Erika Zappalà e al visual Davide Sorge.
Ogni stanza è collegata da un corridoio arricchito da mattonelle colorate con le sfumature dell’azzurro, tonalità tenue e riposante, e questo mentre pavimenti e pareti sono chiare per rendere ancora più luminoso l’ambiente arricchito anche da un moderno impianto di illuminazione.
Essere ospitati in un ambiente bello ed accogliente è importante perché favorisce la ripresa della persona in difficoltà.
Il nome Lumière prende esempio dall’esperienza di Santa Luisa da Marillac, cofondatrice delle suore Vincenziane. In un momento buio della sua esistenza, Luisa chiese al Signore un tempo di luce, chiese di essere libera dalle angosce e dai dubbi.
Casa “Lumière” vuole essere quindi un luogo di luce e rinascita per donne sole ed emarginate, uno spazio dove trovare sostegno per periodi più lunghi. Il servizio offerto è quindi adesso residenziale. Le donne beneficiarie sono di età e di provenienza diverse, con vissuti, richieste ed esigenze altrettanto diverse, ma tutte sono rappresentazioni della “tela della sofferenza”. Solo l’ascolto attivo si è dimostrato lo strumento principale per supportare e far emergere il reale bisogno della persona nell’esplorazione del proprio sé. La relazione d’ascolto permette di co-costruisce un nuovo progetto di vita con lo scopo di rendere consapevole e indipendente la persona, la donna vulnerabile. Il processo di ascolto può essere quindi considerato come l’incontro di un sentire comune in cui nella relazione d’aiuto si attivano quei processi che consentono di camminare affianco all’altro attraverso il dialogo, strumento anche questo essenziale per accompagnare la persona e facilitarne la sua realizzazione. Alcune sensazioni ed emozioni sono spesso celate nella persona e quindi difficili da dedurre, solo l’ascolto pieno dell’altro consente di cogliere quelle sfumature che raccontano il vissuto personale.
Dall’inaugurazione di Casa “Lumière” ad oggi sono state ascoltate circa 20 donne in difficoltà.
Anna 27 anni: cresciuta fin da piccola in una comunità alloggio. All’età di 18 anni ritorna in famiglia ma non riesce a recuperare il rapporto ormai conflittuale che ha con la madre. Il reddito di cittadinanza per un primo periodo le ha permesso di sostenersi ma dopo esserle stato revocato è stata costretta a lasciare la stanza in affitto
Florinda 40 anni: una donna che è stata adottata all’età di 11 anni da una famiglia residente in un comune siciliano. Il padre adottivo con il tempo si è dimostrato violento tanto che dai 14 ai 18 anni Floriana venne trasferita in diverse comunità per minori. Prima a Palermo, poi Roma e dopo presso le Suore di Madre Teresa di Calcutta. Adesso lavora saltuariamente come badante
Dora 25 anni: cresciuta in una casa famiglia di Nicosia perché i genitori hanno perso la patria potestà. A 18 anni chiede il prolungamento c/o la stessa casa famiglia fino ai 21 anni ma non gli viene concesso. Si trasferisce in Germania con il fidanzato e lì, grazie alla sua determinazione, riesce a conseguire il diploma. Nonostante un primo tentativo di autonomia riscontra delle difficoltà e non riesce a mantenere un lavoro per più di qualche mese, Decide quindi di ritornare a Catania
Paola 58 anni: già ospite 8 anni fa del dormitorio femminile “Rut”. In quel periodo di accoglienza si era dimostrata molto aggressiva e oppositiva. Adesso viene segnalata dai servizi sociali perché sfrattata dalla casa condivisa con il figlio e affittata grazie al reddito di cittadinanza che non però le è stato più rinnovato
Giada 61 anni: è tornata da Marano, dove aveva raggiunto il compagno pensando che avrebbe iniziato una convivenza e invece si è ritrovata a dover spendere tutta la pensione e i risparmi per pagare i debiti che quest’ultimo aveva accumulato durante gli ultimi anni
Chiara 33 anni: lascia la città di origine perché non ha nessun legame con la famiglia e perché vittima di stalking. Grazie al diploma di OSS riesce a trovare un impegno per un po’ di tempo al nord Italia. Perso il lavoro decide di ritornare in Sicilia, nel paese natio. Purtroppo i problemi con l’uomo che la minacciava persistono. La giovane donna trova comunque la forza di lasciare il paese natio e dopo un periodo passato in macchina decide di chiedere accoglienza c/o Casa Lumière
Aurora 66 anni: in passato, dopo aver denunciato il marito, è stata accolta presso una casa rifugio per donne vittime di violenza. Finito il periodo di accoglienza continua ad essere ospitata c/o diverse strutture di accoglienza perché poco abile al lavoro per i problemi di peso e per il suo stato di salute assai cagionevole. Per il suo vissuto doloroso ha dimostrato difficoltà nelle relazioni con gli altri utenti delle strutture presso cui è stata accolta
Farah 18 anni: somala, richiedente asilo in attesa di entrare in una struttura SAI (Sistema Accoglienza Integrazione). Durante il giorno frequenta le lezioni di lingua italiana presso Civico Zero CT – (ente che fornisce supporto, accoglienza e protezione ai minori stranieri e neo-maggiorenni soli in Italia). In sede di commissione ha denunciato un familiare per averle perpetrato violenze fisiche
Rachele 55 anni: perde l’abitazione in affitto a causa del mancato rinnovo del reddito di cittadinanza. Non ha nessun riferimento familiare e per mantenersi fa due lavori poco stabili di qualche ora e per i quali percepisce una somma irrisoria. Spera di poter frequentare un corso OSA per poter migliorare la sua situazione lavorativa
Asha 18 anni, tunisina: viene trasferita da un CAS della Sicilia presso il quale risiedeva con lo zio. Durante un colloquio con l’interprete confida che lo zio l’ha molesta sessualmente
Amina 18 anni: scappa dalla famiglia perché il padre fa uso di sostanze stupefacenti e ha un comportamento violento. Per molto tempo ha dormito per strada
Hawa 24 anni, senegalese: vive al Nord Italia con la famiglia con la quale ha un rapporto conflittuale, soprattutto litiga spesso con il padre. Arriva in Sicilia per iniziare a lavorare ma scopre in seguito che si tratta di una truffa. Dopo aver finito i soldi per pagare il B&B per lei ed il fidanzato chiede accoglienza perché ha paura di stare per strada di notte. Non vuole dire al padre che è stata truffata perché essendo un tipo violento non la farebbe più partire per lavoro
Grazia 55 anni: è stata ospite presso una struttura di accoglienza ma il figlio minore le ha quasi imposto di lasciare la struttura per andare a vivere insieme. Purtroppo il figlio le farà spendere tutti i risparmi. Adesso non ha più il reddito ed è alla ricerca di un lavoro
Queste sono solo alcune delle storie di donne che si sono rivolte alla Locanda del Samaritano O.D.V. per chiedere ascolto, comprensione e un aiuto sincero, privo di pregiudizio. Storie di donne spesso soggiogate da “una società” che le vorrebbe senza diritti. Promuovere e sostenere l’affermazione dell’autonomia culturale, professionale delle donne al fine di accrescere la partecipazione femminile alla vita pubblica e di uscire dal tunnel della violenza è lo scopo principale che muove il servizio c/o Casa Lumière.
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Posted: Agosto 16, 2024 by Serena Anastasi
Casa di Accoglienza Femminile “Lumière”: l’accoglienza di «ieri» e di «oggi»
Grazie all’impegno dei Missionari Vincenziani Casa Lumière, a sei mesi dall’inaugurazione, è diventata un faro di speranza, offrendo un ambiente accogliente e risorse specializzate per favorire la ripresa e l’indipendenza delle sue ospiti.
Un articolo su cmglobal racconta la storia e l’evoluzione di Casa Lumière prima del riadattamento e di un servizio più strutturato.
Casa Femminile “Lumière” ha una storia alle spalle, difatti prima della ristrutturazione dei locali si trattava di una struttura a bassa soglia, cioè di un dormitorio femminile, denominato “Rut”, in cui l’ospitalità era offerta solo dalle 19:30 alle 08:30 del giorno dopo, assicurando comunque un pasto caldo a cena, il più delle volte offerto da attività ristorative locali.
Inaugurato per la prima volta nel 2004 il dormitorio femminile è stato opera dei Missionari Vincenziani insieme al “Coordinamento per le povertà”, quest’ultimo fondato dagli stessi, da singoli, religiosi e associazioni, con lo scopo di rispondere alle emergenze del tempo. Subito dopo il dormitorio femminile “Rut” fu riconosciuto dalla Caritas Diocesana di Catania come struttura di accoglienza per donne in situazioni di grande difficoltà.
All’epoca chi facilitava la gestione del dormitorio erano i volontari, i quali mossi dal desiderio di aiutare l’altro, e forse anche da un po’ di incoscienza, non si facevano scoraggiare dalle precarie condizioni generali dell’accoglienza. Erano proprio “gli ultimi” del Vangelo, infatti, ad essere accolti: donne senza la cultura dell’igiene, spesso con disturbi psichiatrici come ansia, depressione ecc.
Una volta a settimana i volontari organizzavano degli incontri con lo scopo di dialogare tra loro circa l’andamento e la conduzione dell’accoglienza. Pur garantendo non poche risorse personali il servizio però mancava di risorse professionali. Così, da quel momento in poi un operatore notturno si fece carico della gestione serale del dormitorio, garantendo oltremodo l’aiuto fin qui elargito alle donne ospiti del dormitorio femminile ma sempre grazie al prezioso sostegno dei volontari.
Con il tempo, aumentò la presenza di operatori specializzati in più campi e purtroppo aumentarono anche le richieste di aiuto da parte di donne in stato di povertà, vulnerabili, vittime di ogni genere di violenza. Grazie al confronto durante gli incontri mensili di supervisione tra l’equipe e stavolta con uno Psicologo – Psicoterapeuta, ci si rese conto che il servizio dedicato alle donne doveva essere migliorato. In un contesto in cui i piani d’azione delle politiche pubbliche per le donne, a livello nazionale e regionale, sono di difficile attuazione, in cui il gap tra uomini e donne su più fronti è tanto evidente, in cui le difficoltà di affrontare shock esterni, come quello generato dalla all’epoca pandemia, tutto questo e molto altro, ha un impatto negativo sul benessere individuale e collettivo della donna.
E poiché da soli era difficile realizzare un ambiente confortevole e un servizio efficiente ci siamo rivolti a Fondazione Azimut (grazie al supporto di Paola Riccioli, Managing Partner Fondazione Azimut Ente Filantropico ) che ha reso possibile anche la realizzazione della Caffetteria Solidale “Pane Quotidiano” (ottobre 2022) di via Sant’Agostino 5/7, dove ospita al suo interno il Centro Ascolto e il Centro Diurno.
Nacque così Casa Femminile Residenziale “Lumière” sita in Via Santa Maddalena n° 17 (CT), ed inaugurata recentemente, l’otto marzo 2024, giorno in cui si celebra la Giornata internazionale dei diritti delle donne.
La nuova Casa Femminile è composta oggi da 12 posti letto distribuiti in tre stanze, ognuna con il bagno in camera. Tre stanze moderne, arredate con materiale da recupero e curate nei particolari dagli architetti dello studio Modus Lab: Claudio Torrisi, Erica Drago ed Erika Zappalà e al visual Davide Sorge.
Ogni stanza è collegata da un corridoio arricchito da mattonelle colorate con le sfumature dell’azzurro, tonalità tenue e riposante, e questo mentre pavimenti e pareti sono chiare per rendere ancora più luminoso l’ambiente arricchito anche da un moderno impianto di illuminazione.
Essere ospitati in un ambiente bello ed accogliente è importante perché favorisce la ripresa della persona in difficoltà.
Il nome Lumière prende esempio dall’esperienza di Santa Luisa da Marillac, cofondatrice delle suore Vincenziane. In un momento buio della sua esistenza, Luisa chiese al Signore un tempo di luce, chiese di essere libera dalle angosce e dai dubbi.
Casa “Lumière” vuole essere quindi un luogo di luce e rinascita per donne sole ed emarginate, uno spazio dove trovare sostegno per periodi più lunghi. Il servizio offerto è quindi adesso residenziale. Le donne beneficiarie sono di età e di provenienza diverse, con vissuti, richieste ed esigenze altrettanto diverse, ma tutte sono rappresentazioni della “tela della sofferenza”. Solo l’ascolto attivo si è dimostrato lo strumento principale per supportare e far emergere il reale bisogno della persona nell’esplorazione del proprio sé. La relazione d’ascolto permette di co-costruisce un nuovo progetto di vita con lo scopo di rendere consapevole e indipendente la persona, la donna vulnerabile. Il processo di ascolto può essere quindi considerato come l’incontro di un sentire comune in cui nella relazione d’aiuto si attivano quei processi che consentono di camminare affianco all’altro attraverso il dialogo, strumento anche questo essenziale per accompagnare la persona e facilitarne la sua realizzazione. Alcune sensazioni ed emozioni sono spesso celate nella persona e quindi difficili da dedurre, solo l’ascolto pieno dell’altro consente di cogliere quelle sfumature che raccontano il vissuto personale.
Dall’inaugurazione di Casa “Lumière” ad oggi sono state ascoltate circa 20 donne in difficoltà.
Anna 27 anni: cresciuta fin da piccola in una comunità alloggio. All’età di 18 anni ritorna in famiglia ma non riesce a recuperare il rapporto ormai conflittuale che ha con la madre. Il reddito di cittadinanza per un primo periodo le ha permesso di sostenersi ma dopo esserle stato revocato è stata costretta a lasciare la stanza in affitto
Florinda 40 anni: una donna che è stata adottata all’età di 11 anni da una famiglia residente in un comune siciliano. Il padre adottivo con il tempo si è dimostrato violento tanto che dai 14 ai 18 anni Floriana venne trasferita in diverse comunità per minori. Prima a Palermo, poi Roma e dopo presso le Suore di Madre Teresa di Calcutta. Adesso lavora saltuariamente come badante
Dora 25 anni: cresciuta in una casa famiglia di Nicosia perché i genitori hanno perso la patria potestà. A 18 anni chiede il prolungamento c/o la stessa casa famiglia fino ai 21 anni ma non gli viene concesso. Si trasferisce in Germania con il fidanzato e lì, grazie alla sua determinazione, riesce a conseguire il diploma. Nonostante un primo tentativo di autonomia riscontra delle difficoltà e non riesce a mantenere un lavoro per più di qualche mese, Decide quindi di ritornare a Catania
Paola 58 anni: già ospite 8 anni fa del dormitorio femminile “Rut”. In quel periodo di accoglienza si era dimostrata molto aggressiva e oppositiva. Adesso viene segnalata dai servizi sociali perché sfrattata dalla casa condivisa con il figlio e affittata grazie al reddito di cittadinanza che non però le è stato più rinnovato
Giada 61 anni: è tornata da Marano, dove aveva raggiunto il compagno pensando che avrebbe iniziato una convivenza e invece si è ritrovata a dover spendere tutta la pensione e i risparmi per pagare i debiti che quest’ultimo aveva accumulato durante gli ultimi anni
Chiara 33 anni: lascia la città di origine perché non ha nessun legame con la famiglia e perché vittima di stalking. Grazie al diploma di OSS riesce a trovare un impegno per un po’ di tempo al nord Italia. Perso il lavoro decide di ritornare in Sicilia, nel paese natio. Purtroppo i problemi con l’uomo che la minacciava persistono. La giovane donna trova comunque la forza di lasciare il paese natio e dopo un periodo passato in macchina decide di chiedere accoglienza c/o Casa Lumière
Aurora 66 anni: in passato, dopo aver denunciato il marito, è stata accolta presso una casa rifugio per donne vittime di violenza. Finito il periodo di accoglienza continua ad essere ospitata c/o diverse strutture di accoglienza perché poco abile al lavoro per i problemi di peso e per il suo stato di salute assai cagionevole. Per il suo vissuto doloroso ha dimostrato difficoltà nelle relazioni con gli altri utenti delle strutture presso cui è stata accolta
Farah 18 anni: somala, richiedente asilo in attesa di entrare in una struttura SAI (Sistema Accoglienza Integrazione). Durante il giorno frequenta le lezioni di lingua italiana presso Civico Zero CT – (ente che fornisce supporto, accoglienza e protezione ai minori stranieri e neo-maggiorenni soli in Italia). In sede di commissione ha denunciato un familiare per averle perpetrato violenze fisiche
Rachele 55 anni: perde l’abitazione in affitto a causa del mancato rinnovo del reddito di cittadinanza. Non ha nessun riferimento familiare e per mantenersi fa due lavori poco stabili di qualche ora e per i quali percepisce una somma irrisoria. Spera di poter frequentare un corso OSA per poter migliorare la sua situazione lavorativa
Asha 18 anni, tunisina: viene trasferita da un CAS della Sicilia presso il quale risiedeva con lo zio. Durante un colloquio con l’interprete confida che lo zio l’ha molesta sessualmente
Amina 18 anni: scappa dalla famiglia perché il padre fa uso di sostanze stupefacenti e ha un comportamento violento. Per molto tempo ha dormito per strada
Hawa 24 anni, senegalese: vive al Nord Italia con la famiglia con la quale ha un rapporto conflittuale, soprattutto litiga spesso con il padre. Arriva in Sicilia per iniziare a lavorare ma scopre in seguito che si tratta di una truffa. Dopo aver finito i soldi per pagare il B&B per lei ed il fidanzato chiede accoglienza perché ha paura di stare per strada di notte. Non vuole dire al padre che è stata truffata perché essendo un tipo violento non la farebbe più partire per lavoro
Grazia 55 anni: è stata ospite presso una struttura di accoglienza ma il figlio minore le ha quasi imposto di lasciare la struttura per andare a vivere insieme. Purtroppo il figlio le farà spendere tutti i risparmi. Adesso non ha più il reddito ed è alla ricerca di un lavoro
Queste sono solo alcune delle storie di donne che si sono rivolte alla Locanda del Samaritano O.D.V. per chiedere ascolto, comprensione e un aiuto sincero, privo di pregiudizio. Storie di donne spesso soggiogate da “una società” che le vorrebbe senza diritti. Promuovere e sostenere l’affermazione dell’autonomia culturale, professionale delle donne al fine di accrescere la partecipazione femminile alla vita pubblica e di uscire dal tunnel della violenza è lo scopo principale che muove il servizio c/o Casa Lumière.
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